COMITATO DIRETTIVO CGIL LOMBARDIA DEL 19 NOVEMBRE 1991

Relazione di Riccardo Terzi

Credo che in questa prima riunione del nostro Comitato direttivo dopo il Congresso sia necessario dare una valutazione politica dei risultati del congresso nazionale della CGIL, e quindi sollecitare l’opinione complessiva dell’organismo dirigente. Si è trattato di un congresso di notevole rilievo politico, che ha segnato indubbiamente un momento di svolta nella storia della CGIL. Parto da una valutazione complessivamente molto positiva circa il significato il congresso della CGIL ha avuto, sia per quanto riguarda la nostra vita interna sia soprattutto per quanto riguarda la capacità della CGIL di presentarsi di fronte al paese, di fronte alla società italiana con delle proprie proposte.

Gli elementi che vorrei richiamare, molto brevemente perché non si tratta certo di fare un’illustrazione ampia del dibattito e delle conclusioni congressuali, sono i seguenti: primo, mi pare importante il fatto che si sia decisa una rottura con tutti gli elementi di collateralismo di partito, che pure erano stati largamente presenti nella storia della nostra organizzazione, che si sia deciso il superamento delle componenti di partito, dando così luogo ad una maggioranza programmatica· che si qualifica sulla base di precise scelte e opzioni di carattere sindacale. Questo dà luogo ad un nuovo tipo di rapporto con il sistema dei partiti; non viene certo meno per noi l’esigenza di un confronto con le forze politiche, particolarmente con le forze politiche della sinistra – questo confronto fra l’altro c’è stato anche in modo impegnativo nel corso del congresso- ma appunto avviene sulla base di un rapporto di totale autonomia reciproca tra i partiti da un lato e l’organizzazione sindacale che si presenta come soggetto autonomo, espressione della società civile e del mondo del lavoro, che cerca di darsi un proprio originale progetto.

Questo punto d’arrivo della discussione, che è stata anche travagliati tra di noi sulla questione delle componenti, mi pare di grande significato; si tratterà ora di agire con grande coerenza rispetto a queste conclusioni in modo che questa sia effettivamente nella pratica dell’organizzazione un punto d’approdo impegnativo per tutti.

Il secondo aspetto che voglio richiamare è il fatto che dal congresso esce una linea di totale apertura e disponibilità della CGIL per un nuovo progetto di unità sindacale. Questa scelta dell’unità sindacale non è soltanto la ripetizione un po’ rituale di una posizione che è sempre stata presente nella CGIL; c’è, mi pare, una consapevolezza del momento favorevole, delle nuove opportunità che si presentano per una rinnovata iniziativa unitaria, oggi sapendo che si tratta qui di esplorare molto concretamente queste nuove condizioni.

Esistono sicuramente condizioni più favorevoli anche per i processi che sono avvenuti in Italia e nel mondo, ma esistono anche ostacoli, resistenze e nodi politici reali. Per cui non si tratta di fare qualche declamazione astratta che serve a poco; serve rimuovere gli ostacoli, serve quindi mettere in campo un lavoro politico concreto nelle singole realtà, perché il cammino unitario possa rimettersi in movimento. E questo riguarda sia il lavoro dei gruppi dirigenti, quindi decisiva è una volontà esplicita dei gruppi dirigenti per rilanciare l’unità sindacale e questo riguarda anche il lavoro che può essere fatto per riattivare momenti unitari nelle rappresentanze di base. Particolare significato ha qui l’attuazione delle intese unitarie per le nuove rappresentanze sindacali nei luoghi di lavoro, in modo che possa ricomporsi un tessuto unitario di rappresentanza capace di dare le basi concrete per un nuovo processo di unità.

Il terzo elemento che voglio sottolineare è il fatto che dal congresso esce, così a me pare, un nuovo asse culturale e strategico della CGIL, che si è venuto definendo sempre più con chiarezza in tutto l’iter del dibattito congressuale, andando oltre le intuizioni di partenza con le quali abbiamo cominciato una nuova riflessione; quelle intuizioni di partenza che erano contenute nella conferenza di Chianciano.

 

Questo nuovo asse culturale e strategico non è soltanto, come più volte si è giustamente sottolineato, la nuova centralità che viene data al tema dei diritti e quindi al tema della persona, l’attenzione alle diversità dentro il mondo del lavoro, alle esigenze individuali e collettive delle diverse figure sociali. Non si tratta solo di questo ma anche, ed è questo secondo, mi pare, il significato più propriamente politico del congresso, la capacità di una proposta della CGIL, che si misura coi grandi temi della crisi del sistema economico, politico e sociale italiano; tentando di uscire da una linea difensiva, assumendo pienamente le esigenze di trasformazione, di innovazione, di riforma del sistema politico e del sistema economico, sia per quanto riguarda l’apparato produttivo, che i processi necessari di ristrutturazione dell’apparato produttivo, sia per quanto riguarda la riforma della pubblica amministrazione e sia infine per quanto riguarda gli aspetti più propriamente politici di riforma della politica e di riforma istituzionale.

Da questo insieme di proposte che hanno caratterizzato le conclusioni del congresso della CGIL esce una linea che ci consente di affrontare, appunto non sulla difensiva ma con un nostro complesso di proposte, i temi del dibattito politico e i temi che riguardano la situazione economica e sociale del paese. Vi sono alcune parole chiave nell’impostazione del congresso: da un lato quella della politica dei redditi, dall’altro quella della codeterminazione.

Quindi sia per quanto riguarda gli aspetti generali della politica economica, sia per quanto riguarda la situazione dentro la realtà delle imprese, il problema che noi cerchiamo di affrontare è quello di un’assunzione di responsabilità del sindacato, di un riconoscimento del ruolo del sindacato nella determinazione delle decisioni, sia di carattere economico generale, sia relative alle strategie d’impresa; nel quadro quindi di una nuova politica economica da contrattare con il governo e di un nuovo sistema contrattuale avanzato che valorizzi la contrattazione decentrata e i nuovi strumenti di partecipazione dei lavoratori.

Questi mi sembrano gli aspetti salienti del congresso, non ho nessuna pretesa di aver offerto una valutazione esauriente, sono degli spunti per una riflessione comune

Ora è evidente che le decisioni del congresso, che verranno meglio valutate da ciascuno di noi una volta che saremo in possesso degli atti finali e dei documenti modificati, anche ampiamente da tutto il lavoro degli emendamenti e delle riscritture, queste decisioni del congresso sono ovviamente impegnative per tutta l’organizzazione e sono il risultato di un lavoro congressuale molto ricco, con molti contributi; non abbiamo fatto un congresso di pura ratifica, di puro schieramento, ma un congresso che ha consentito su molte questioni degli approfondimenti, delle convergenze e quindi delle posizioni più solide alla fine del percorso congressuale.

Credo che il governo unitario dell’organizzazione, per il quale abbiamo lavorato anche in Lombardia, ha un senso a partire da qui, a partire da queste acquisizioni fondamentali di linea politica. Il che non elimina ovviamente differenze di valutazione tra di noi; però governo unitario, appunto, significa l’impegno anche con una dialettica politica interna a dare vita, a dare realizzazione concreta alle scelte di fondo che il congresso ha compiuto. Se invece dovesse prevalere una logica di opposizione interna, ovviamente avremmo uno scenario’ un po’ cambiato, con delle conseguenze diverse sulla vita dell’organizzazione.

Credo quindi che abbia un’utilità il riconoscimento, la valorizzazione del pluralismo dentro questa dialettica unitaria, evitando la ripetizione un po’ stanca dello scontro congressuale, delle motivazioni diverse che hanno portato i singoli compagni a schierarsi con la maggioranza o con la minoranza. Cercare tutti di stare su questo nuovo terreno più avanzato, con autonomia, con spirito critico, senza arroccamenti, cercando di dare quindi capacità alle conclusioni congressuali, di innescare un processo positivo di rinnovamento e di riforma dell’organizzazione.

Per questo la discussione fra di noi oggi si deve necessariamente spostare; avrebbe poco senso ripetere ancora la discussione congressuale: entriamo in una fase operativa dopo un lungo dibattito, con delle conclusioni congressuali che mi sembrano confermare le scelte, gli orientamenti che avevamo proposto al nostro congresso regionale della CGIL.

Non vedo una diversità di linea o di valutazione fra quello che abbiamo detto al congresso regionale e quelli che sono stati i risultati finali del congresso. Noi dovremmo quindi riprendere i deliberati anche del nostro congresso regionale e, come avevamo deciso nell’ordine del giorno conclusivo, passare alla definizione di un vero e proprio piano di lavoro della nostra struttura; un piano di lavoro che parte da alcune indicazioni di massima contenute nella relazione del congresso e richiamate poi nel documento conclusivo. Questo richiederà ancora un certo lavoro tra di noi perché il piano di lavoro venga costruito seriamente ed approfondito nei suoi vari aspetti. Ricordo alcuni impegni che avevamo preso nel congresso, ad esempio quello di caratterizzare la nostra iniziativa per il prossimo anno su due grandi filoni: fisco e politica dei redditi da un lato, riforma della pubblica amministrazione dall’altro. Due grandi temi, cioè, sui quali possiamo davvero costruire un piano di lavoro impegnativo e sono questi temi al centro anche del confronto politico di carattere nazionale.

Abbiamo l’esigenza di passare rapidamente all’avvio dell’esperienza di realizzazione delle rappresentanze sindacali unitarie, l’impegno a sviluppare nuove forme di unità, di collaborazione unitaria a livello regionale con CISL-UIL, e infine tutti i temi della contrattazione decentrata. Su questi temi voglio soltanto richiamare le decisioni che abbiamo preso al nostro congresso, in un prossimo direttivo dovremo cominciare a ragionare nel merito di un piano di lavoro della struttura regionale della CGIL.

Questi orientamenti generali si debbono poi misurare da subito intorno ad alcuni nodi concreti della situazione politica e sociale -e vengo così all’ultima parte di questa introduzione. I punti di riferimento sono, da un lato, la battaglia sulla finanziaria e la trattativa sulla politica dei redditi e sul costo del lavoro; in secondo luogo l’altro punto di riferimento da tenere presente è la tendenza a un appesantimento, a un aggravamento della situazione economica e occupazionale in Lombardia.

Sulla finanziaria abbiamo tutti presente il grande valore che ha avuto l’iniziativa di sciopero generale, il successo politico di questa decisione di lotta. Abbiamo ora un appuntamento prossimo, la manifestazione nazionale del 30 di questo mese a Roma sui temi del fisco, in modo da dare continuità all’iniziativa, ribadire le posizioni del sindacato. Nella giornata di ieri si sono venute precisando e rilanciando le proposte del sindacato su tutto il tema della politica fiscale. Io qui non illustro le posizioni emerse dal convegno di ieri perché vi sono stati distribuiti i materiali: la relazione svolta da Raffaele Morese e il documento unitario di CGIL·CISL-UIL per la manifestazione del 30. Esce quindi confermata in modo concreto, con articolazioni precise, quella che è la proposta del movimento sindacale sul tema del fisco, che è il punto di partenza, la premessa indispensabile di qualunque ragionamento per un nuovo tipo di politica economica ed è qui il punto fondamentale di critica alla manovra decisa dal governo con la finanziaria.

Il problema che abbiamo è quello di ottenere dei risultati. Sì è sviluppato un movimento nel Paese, c’è stato uno sciopero generale, andiamo alla manifestazione del 30.

La difficoltà è quella di individuare su quali punti possiamo riuscire effettivamente ad ottenere dei risultati significativi e visibili per il Paese e per i lavoratori.

Per questo occorre dare continuità, al movimento. Sono evidenti’ le difficoltà’ politiche, perché dopo un primo coro di critiche alla finanziaria, anche da parte di varie forze politiche della maggioranza, al di là di qualche ritocco non si sta andando e, il dibattito nel ramo del Parlamento, cioè al Senato, dove ‘la finanziaria è in discussione, non è andato nella direzione giusta, non ha raccolto le richieste di modifica che dal movimento sindacale erano state avanzate

Quindi siamo di fronte ad una difficoltà politica ad ottenere dei risultati significativi.

La partita però non è chiusa, è in corso il dibattito al Senato, ci sarà poi il dibattito alla Camera, dobbiamo insistere per modifiche significative, dell’impianto della finanziaria e per mettere al centro soprattutto i temi di riforma fiscale, come facciamo, appunto con la manifestazione del 30. ‘

Inoltre tutto questo ha un rapporto con la trattativa sul costo del lavoro. Anche qui siamo di fronte a difficoltà politiche grandi, la trattativa non è decollata, da parte del governo non si è svolta un’utile funzione di raccordo tra le parti, continua una situazione di stallo, si vanno irrigidendo, per molti aspetti, le posizioni della Confindustria che ribadisce il proprio obiettivo della liquidazione dell’istituto della scala mobile. Circolano diverse ipotesi per noi non accettabili, perché queste ipotesi non si inquadrano dentro una politica dei redditi ma finiscono per essere soltanto delle operazioni di manomissione della scala mobile; d’altra parte il riferimento -come spesso viene fatto-ai tassi programmati di inflazione è di scarsa attendibilità in una situazione come quella italiana nella quale i tassi programmati hanno poco a che fare con i tassi reali di inflazione.

Resta per noi la proposta della piattaforma unitaria; anche ieri al direttivo della CGIL è stata ribadita questa nostra posizione, resta quello il nostro punto di riferimento.

Occorre che a questo punto, al di là di incontri formali, di ipotesi varie che possono essere state avanzate da questo o da quell’uomo di governo, o da questo o quel rappresentante della Confindustria, si entri, nel vivo di un confronto, di una trattativa effettiva per mettere le carte in tavola, sapendo che siamo ancora lontani da una soluzione, lontani da una ipotesi reale di accordo tra le parti.

Più in generale su questi temi di politica economica, di politica dei redditi, abbiamo un certo movimento nella società mi pare che da varie parti si affermino nuove esigenze di riforma del sistema economico e del sistema politico. In questo c’è qualche elemento interessante anche nel fatto che in varie parti della società civile anche nello stesso mondo imprenditoriale, si affermano in modo nuovo delle esigenze di riforma del sistema politico.

Credo che in questo contesto riprenda grande attualità un tema che abbiamo cominciato già qualche anno’ fa a porre con forza come CGIL della’ Lombardia, che, è il tema del regionalismo. Non usciamo da una situazione di crisi senza un rinnovamento delle strutture di potere in una direzione fortemente, caratterizzata da una logica di decentramento regionalistico. Questa mi pare essere la chiave di volta della riforma necessaria del sistema politico e in questa chiave vanno affrontati i vari problemi, ad esempio quello fiscale: il punto essenziale, ribadito anche nella piattaforma di ieri, è la realizzazione di un effettivo sistema di autonomia impositiva per le Regioni e per gli enti locali, per rompere una logica di centralizzazione che non garantisce né equità, né efficienza dei-servizi.

Infine abbiamo una situazione economica e ‘produttiva in Italia e in Lombardia che presenta elementi di grave preoccupazione. Non si tratta soltanto di qualche processo di crisi e di ristrutturazione di singoli gruppi, ma di un processo più profondo. Abbiamo punti di crisi in alcune situazioni importanti, rilevanti del nostro apparato industriale -dall’Ansaldo all’Autobianchi di Desio -, abbiamo un processo di arretramento, di indebolimento del tessuto industriale in Lombardia, un indebolimento anche del tessuto delle piccole imprese, difficoltà occupazionali che stanno diventando di notevole spessore. Noi crediamo che questo richieda una ridiscussione delle strategie industriali, perché non basta una politica del caso per caso.

Stiamo lavorando perché si realizzi rapidamente l’appuntamento con la Regione e con le associazioni imprenditoriali per una conferenza sull’economia lombarda, la quale, appunto dovrebbe discutere delle strategie di politica industriale. Lavoriamo anche perché’ si realizzi un momento permanente di confronto, l’ipotesi ‘di cui abbiamo parlato al congresso del CNEL regionale.

Quindi abbiamo bisogno al di là del negoziato che può essere fatto a livello di questo o di quel gruppo di una visione d’insieme delle scelte che dovranno caratterizzare l’economia, lombarda. Nel prossimo futuro. E sicuramente anche su questo insieme di problemi dovremo dedicare, non in questa sede perché appesantiremmo eccessivamente il carattere’ di questa riunione, momenti specifici di discussione più approfondita tra di noi, per mettere meglio a punto una nostra linea sui temi dello sviluppo economico e delle politiche industriali in Lombardia.

Ho detto prima che dovremo in una prossima riunione del direttivo presentarci con un piano di lavoro, dovremo anche presentarci con delle proposte che riguardano una serie di aspetti di· carattere interno, di funzionamento organizzativo della CGIL della Lombardia: l’assetto della struttura regionale· la distribuzione di incarichi all’interno della Segreteria che per il momento sono stati congelati perché funzionano quelli precedenti al congresso; il problema degli organi di direzione, se fare un esecutivo come farlo, un esecutivo o una direzione più ristretta; il problema della presidenza del Comitato direttivo in ottemperanza alle nuove norme dello statuto; il problema anche degli organi amministrativi ispettori e così via.

Credo che possiamo’ darci appuntamento possibilmente a dicembre, per cercare di concludere questa fase, con una riunione del direttivo in cui risolvere questo insieme di problemi e cominciare una discussione sul piano di lavoro. Forse sul piano di lavoro può essere utile una discussione per grandi comparti, perché se presentiamo un piano di lavoro in cui c’è tutto, la discussione rischia di essere molto dispersiva: può essere forse più produttivo suddividere la discussione per grandi comparti in modo che possiamo avere, con due o tre riunioni un approfondimento effettivo. Tutto questo comunque lo rinviamo a una prossima riunione del direttivo. La riunione di oggi, quindi, ha questo carattere di primo approccio dopo il congresso, di una prima valutazione tra di noi sia sugli esiti del congresso, sia sui grandi temi che abbiamo di fronte nelle prossime settimane, nei prossimi mesi; con un invito che io faccio in modo molto pressante per sviluppare al massimo lo sforzo organizzativo per la riuscita della manifestazione del 30 novembre a Roma sui temi del fisco.


Numero progressivo: A15
Busta: 1
Estremi cronologici: 1991, 19 novembre
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagine rivista
Tipo: Relazioni
Serie: Scritti Sindacali - CGIL -
Pubblicazione: “Nota settimanale della CGIL Lombardia”, n. 17, 25 novembre 1991, pp. 4-8