IL RITORNO DI RICCARDO TERZI. UNA CANDIDATURA ALLE RADICI DELLA QUERCIA

L’appello di numerose personalità della cultura e della società civile

di Rodolfo Sala

Per la serie “i grandi ritorni”. Sì, perché lui, il sessantenne Riccardo Terzi – candidato della Quercia a Palazzo Marino – in Consiglio comunale c’è già stato. Negli anni Settanta, quando era segretario della federazione milanese di un PCI in piena fase espansiva e alla sua prima prova di governo della città. Governo riformista, comunisti e socialisti al ponte di comando di una Milano che forse neppure allora poteva considerarsi di sinistra, ma con la quale la sinistra sapeva stabilire solidi contatti. A cominciare dal mondo della cultura.

Terzi – e con lui la “vecchia guardia”: un nome per tutti, Elio Quercioli – ha incarnato quest’ anima. E adesso è una sorta di ritorno al passato che insegue ricandidandosi per il Consiglio. Lo fa abbandonando la CGIL, alla quale si è dedicato dal 1983, dopo aver lasciato gli incarichi di partito, e di cui è stato anche segretario regionale. E sembra farlo in garbata polemica con l’attuale gruppo dirigente milanese del suo partito. “Le condizioni attuali della sinistra a Milano – scrivono i sostenitori della sua candidatura – e l’ offuscamento della sua capacità progettuale e dei suoi legami con le forze trainanti della società, impongono la necessità di un lavoro di lunga lena per dare vitalità, forza, prestigio al partito dei riformisti, un partito che sia radicato nel mondo del lavoro in tutte le sue articolazioni e che sia capace di promuovere e governare processi innovativi per una nuova qualità della vita, della produzione, dell’ambiente, dei servizi materiali e immateriali”.

Parole sottoscritte, tra gli altri, dall’architetto Cini Boeri, da una testa d’uovo della CISL carnitiana come Giamprimo Cella, dai musicisti Franco Cerri e Giorgio Gaslini, dallo storico Franco Della Peruta, dall’ avvocato Gianfranco Maris, dal filosofo Fulvio Papi, dall’attrice Ottavia Piccolo, da Nina Vinchi, l’instancabile animatrice del Piccolo strehleriano. Società civile, certo. Ma a indicare che non è più tempo di contrapposizioni, ecco la precisazione di Terzi: “Bisogna ricostruire un dialogo tra politica e società, rifuggendo da due estremi: la politica autoreferenziale della sinistra, ma anche una certa retorica della società civile”. Un altro sottoscrittore dell’appello, Andrea Margheri, che adesso fa l’editore, ma che è stato con Terzi uno dei dirigenti di primo piano del PCI milanese nei Settanta, la dice così: “Dobbiamo essere grati ad Alberto Martinelli, che da capolista dei Ds si è assunto il compito di far incontrare politica e società civile, ma ho l’impressione che la sinistra debba riorganizzarsi da sola, partendo dalle proprie radici”. Le radici affondano in un riformismo che a Milano non parte da zero, la prospettiva è quella di un partito della sinistra saldamente ancorato al socialismo europeo e al riparo da opzioni considerate un pò ibride (da “partito democratico”, per intenderci). Il ritorno di Terzi alla politica non pare dunque debba esaurirsi nell’aula di Palazzo Marino. Ha parecchio a che fare con gli assetti futuri del suo partito, i Ds. Lui viene dal sindacato, e la Camera del lavoro è impegnata a sostenerne la corsa elettorale. Viene anche dalla sinistra della Quercia, ma dice che – allo stato – “gli schieramenti interni sono tutti provvisori”. E che dopo le elezioni “sarà necessario ridefinire il profilo dei DS milanesi”.


Numero progressivo: H55
Busta: 8
Estremi cronologici: 2001, 14 aprile
Autore: Rodolfo Sala
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Relativi a Terzi
Serie: Scritti Politici - Riflessioni politiche -
Pubblicazione: “La Repubblica”, 14 aprile 2001