[UNA RISPOSTA A FRANCO MORGANTI]
Bozza di risposta da parte di Riccardo Terzi a un articolo di Franco Morganti
Devo una risposta a Franco Morganti, che ha voluto aprire una discussione e una polemica, in termini molto civili, con le posizioni da me espresse. Il testo comparso sul Mondo Nuovo è una sintesi della relazione che ho tenuto al Convegno organizzato dalla CGIL e dal CRS sulla transizione italiana. Se ciò può tranquillizzare Morganti, è solo una riflessione personale.
Ma ho la presunzione di ritenere che i problemi sollevati non siano soltanto mie fantasticherie, e che di questi nodi si dovrà pur discutere con la necessaria chiarezza nell’ambito dell’alleanza di centrosinistra. Nell’Ulivo, è ovvio, ci possono stare posizioni diverse, purché ciò non significhi la Babele delle lingue. Si esalta il nuovo sistema maggioritario come garanzia di limpidezza delle posizioni politiche e programmatiche, e poi mettiamo insieme un supermercato dove si può trovare di tutto? L’alleanza dell’Ulivo deve avere un’anima, un progetto, e solo a questa condizione può avere una propria autonoma forza di attrazione.
Da questo punto di vista, avrei da sollevare qualche parziale obiezione anche all’impostazione dell’articolo di Lorenzo Gaiani, in quanto mi sembra prevalere una posizione tutta difensiva, per fermare l’ondata di destra ed i suoi possibili effetti di destabilizzazione istituzionale. Penso anch’io che non siamo ancora nelle condizioni di un bipolarismo consolidato, fondato su una comune accettazione di regole e di valori, e che dunque l’attuale transizione si presenta tuttora come un processo a rischio, esposto ai più diversi esiti. In che cosa consiste, essenzialmente, l’alternativa che ci sta di fronte? O si va verso una “semplificazione autoritaria” del sistema, con la concentrazione in un solo punto del potere decisionale, o all’opposto ci diamo una strategia di diffusione e di articolazione del potere democratico.
La destra ha dichiarato le sue intenzioni, con l’assunzione del presidenzialismo come obiettivo strategico. E il centro-sinistra che cosa propone, in alternativa? Non basta certo un’azione solo di resistenza, dominata dalla paura dell’avversario. Ciò che occorre, è, a mio giudizio, una proposta di segno diverso, basata sul principio che una società complessa non si governa da un unico centro, ma richiede un complesso di sedi decisionali autonome, e una pluralità di livelli, da quello locale a quello sovranazionale.
Non ci dice nulla il caso recente della Francia, dove il decisionismo di Chirac si è rivelato come un’arma scarica, proprio in quanto non si sono costruiti gli strumenti di una più complessa regolazione sociale? La ricetta della destra non è tanto pericolosa, quanto insensata, mitologica, priva di efficacia.
Il centro-sinistra, dunque, deve elaborare una sua proposta alternativa di politica istituzionale, e non inseguire le nuove mitologie autoritarie oggi in voga. Questa coscienza di una nostra funzione “alternativa” non è affatto scontata, ed è anzi assai diffusa la convinzione che il terreno obbligato è quello che si riassume nell’idea della riscrittura del patto costituzionale, nell’idea insomma di una “seconda Repubblica”, basata su diversi principi e su regole costituzionali complessivamente rinnovate. È un atteggiamento tipico di quei “politici realisti”, che non avendo idee proprie considerano come terreno obbligato quello di lavorare sulle idee degli altri.
Si invoca, e lo fa anche Morganti, la coerenza della battaglia referendaria. Francamente non vedo in che cosa consista questa presunta coerenza, perché il referendum poneva solo un problema di revisione della legge elettorale. Questa revisione si è realizzata, e ha dato quello che poteva dare, ovvero un effetto di dinamizzazione del sistema politico. Evidentemente abbiamo partecipato alla vicenda referendaria con diversi intenti e con diversi orizzonti strategici. Ma nessuno può dimostrare con argomenti rigorosi un qualsiasi nesso stringente tra legge elettorale maggioritaria e presidenzialismo, tra referendum e nuova costituzione. È solo una opinione testarda di Mario Segni e di qualche politologo, ma va detto che si tratta solo di una mistificazione.
Ecco, io vorrei che l’Ulivo non fosse prigioniero di queste mistificazioni. Proprio in coerenza con l’idea di una democrazia bipolare, nella quale si confrontano programmi alternativi, vorrei che il centro-sinistra si presentasse in modo chiaro come il portatore di un programma istituzionale autonomo, non plagiato dalla destra e dalla sua mitologia neo-autoritaria.
La contrapposizione di democrazia consociativa e democrazia maggioritaria è, a questo punto, solo uno slogan senza contenuto, un artificio retorico. Dobbiamo ora passare dalla propaganda alle proposte. Una sinistra di governo è esattamente questo: una forza che non si limita alla propaganda e che ha una sua precisa e concreta autonomia programmatica. Mi auguro che con la discussione pubblica intorno al programma di Prodi possa iniziare un confronto di merito, senza carovane referendarie e senza carovanieri, senza miti e senza sacerdoti dell’ortodossia maggioritaria.
Infine, io non credo proprio che dobbiamo essere ossessionati dal timore del “Grande Centro”. Un cammino è stato avviato, e indietro non si torna. Ma questo cammino è tutt’altro che lineare, è aperto ad esiti diversi, e c’è spazio per diverse ipotesi politiche, per diversi progetti. O dobbiamo solo chiedere: con chi stai? Dobbiamo cioè riprodurre la vecchia prepotenza partitocratica, la quale appunto pretendeva solo atti di fedeltà e di sottomissione?
Chiunque abbia delle cose da dire, le dica. Con qualunque forza abbia una capacità vera di elaborazione e di proposta, ci si confronti, senza schemi. Da questo confronto aperto nascerà il nuovo sistema politico, e solo in questo confronto prenderanno significato le parole convenzionali di destra, sinistra e centro. Pretendere che oggi sia già tutto chiaro, che il bipolarismo sia già costruito e che a ciascuno sia data ormai solo la libertà di schierarsi da una parte o dall’altra, mi sembra il frutto di una astratta semplificazione, e sicuramente il corso reale delle cose sarà più ricco e complesso. Non avere pregiudizi e dogmi ideologici, non avere l’idea che la Storia abbia già prefissato il suo cammino, è l’unico modo intelligente per regolarsi in una fase di incerta transizione.
Busta: 8
Estremi cronologici: [1995]
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Stampa da file PC
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - Riflessioni politiche -
Note: Si veda record H71