UNO SVILUPPO DISTORTO

L’inchiesta sulle tangenti a Milano. Parla Riccardo Terzi

Intervista di Renato D’Agostini a Riccardo Terzi

Le responsabilità dei partiti e quelle di pezzi consistenti della società civile. Gli anni 80, dalle sconfitte operaie alle modernità degli speculatori

Ironia della sorte, è nato a Campobasso il magistrato che colpo su colpo sta frantumando l’immagine di Milano capitale morale del paese. Guardiano notturno, fattorino, operaio, emigrante, poliziotto e infine magistrato, la storia di Antonio Di Pietro è la storia di un uomo del profondo Sud. L’inchiesta partita con l’arresto di Mario Chiesa, ex presidente del Pio Albergo Trivulzio, non è sconvolgente solo per gli arresti e le incriminazioni eccellenti o perché rivela quello che tutti già sapevano: l’inquinamento della vita politica, dal Sud al Nord del paese. Lascia attoniti la fitta trama di connivenze: i partiti politici, le imprese e le loro associazioni, l’apparato amministrativo, le banche.

L’economia inquinata si manifesta con le sue regole non scritte, le omertà e i silenzi, in tutta la sua estensione. Una ragnatela tessuta nel tempo, fitta e diffusa, sulla quale alligna la mala pianta della corruzione e (chi può escluderlo?) che può essere stata attraversata dai poteri occulti e dalle mafie di ogni genere.

Come per le scosse telluriche, il sisma si ripete in un breve arco di tempo, Milano vive il suo secondo terremoto dopo quello elettorale del 5 aprile. Il sisma ha investito tutti, dal PSI al PDS, alla DC. E a pagare non saranno solo i disonesti: dopo questa terribile storia, che cosa sarà la sinistra a Milano e nel Nord? È questa la prima domanda che rivolgiamo a Riccardo Terzi, segretario regionale della CGIL lombarda.

Terzi: «C’è, è evidente, un collegamento tra la vicenda elettorale del 5 aprile e gli sviluppi della situazione milanese con la serie di arresti che hanno colpito esponenti di rilievo delle forze politiche milanesi. Un collegamento nel senso che entrambi questi processi segnalano una crisi ormai molto acuta del sistema politico. Con il voto si è manifestata una rottura del rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni politiche che ha preso anche strade non accettabili, come quella della protesta leghista, rispetto alla quale tuttavia non possiamo cavarcela sostenendo che si tratta solo di un voto qualunquistico. È stata posta al centro un’esigenza di cambiamento delle regole, del funzionamento dei partiti e delle istituzioni.

Già dopo il voto, nella discussione che abbiamo fatto in CGIL, abbiamo messo l’accento sulla necessità di un passaggio di fase, di cominciare a disegnare i lineamenti di un nuovo ordinamento politico e istituzionale che dia una risposta a questi bisogni di cambiamento. La questione più urgente è proprio quella di costruire un nuovo sistema istituzionale.

Lo scandalo delle tangenti rende questa situazione ancora più esplosiva, le forze politiche a questo punto debbono fare i conti molto severamente con il modo in cui hanno governato la città anche se non credo che per quanto riguarda il passato si debba dare solo un giudizio negativo. Però è evidente che i problemi di inquinamento nel rapporto tra politica e affari sono arrivati a un punto tale che la sinistra sarà credibile solo se affronterà questa situazione con grande coraggio, a partire da quella autoriforma di cui molto si è parlato ma che non ha fatto molta strada.»

 

RS: Ma il problema è che quello che avrebbero dovuto fare le forze politiche lo fanno ora i magistrati. Non c’è un vero e proprio fallimento dei partiti?

Terzi: «Va detto che l’azione della magistratura è molto importante, finalmente siamo di fronte a un’iniziativa decisa che fa luce su una situazione sulla quale si avevano notizie sempre molto vaghe. Ora l’azione dei magistrati consente a tutti di guardare la realtà in faccia e rende possibile adottare misure politiche. Certo, in questa vicenda ci sono responsabilità molto vaste, non riducibili a questo o a quel partito. C’è un sistema politico che non è stato capace di promuovere il suo cambiamento, che ha lasciato convivere al proprio interno un rapporto malsano, tra politica, iniziativa economica e responsabilità amministrative. E questo ha riguardato diverse forze politiche, di opposizione e di governo, in una città dove tra l’altro ci sono stati negli ultimi anni cambiamenti di maggioranza per cui, a parte la continua presenza del PSI, un po’ tutti i partiti sono stati coinvolti nel governo della città.

Bisogna evitare giudizi sommari e capire bene il grado di coinvolgimento, individuare le responsabilità dei singoli e quelle delle forze organizzate. Nessuno può dire “io non c’entro”, ma nello stesso tempo vanno evitate interpretazioni infondate su un presunto generale e indifferenziato coinvolgimento.»

 

RS: È possibile che a Milano come a Palermo nessuno abbia visto, nessuno sapesse? Eppure risultano coinvolte le organizzazioni degli imprenditori, pezzi di apparato amministrativo, banche. E il sindacato?

Terzi: «Anche per il sindacato è necessaria una valutazione approfondita. Che cosa succede nelle varie aziende municipalizzate, negli enti pubblici? Quale ruolo riusciamo a svolgere? Dovremo chiedere anche alle nostre strutture, al sindacato della funzione pubblica, a quello dei trasporti, al sindacato delle costruzioni. Dobbiamo capire se ci sono situazioni di coinvolgimento, o situazioni in cui i nostri quadri si sono trovati in una condizione di impotenza senza il sostegno necessario per svolgere un’azione di denuncia o di controllo. C’è anche un problema istituzionale: che cosa può fare il sindacato per suscitare un’efficace azione di controllo? L’esplosione di questa vicenda mette a nudo anche i nostri limiti e credo che questo problema vada affrontato in modo specifico, anche per evitare confusione nei giudizi.»

 

RS: Quali ripercussioni politiche può avere nell’immediato futuro l’inchiesta della magistratura? Come reagisce la sinistra?

Terzi: «Nel partito socialista c’è in questi giorni una situazione di grande allarme, di tensione, e questo è comprensibile. Bisogna vedere qual è ora il tipo di risposta che prevale. Se è quella che emerge in queste ore, di arroccamento, di orgoglio di partito, non si va lontano, anzi si rischia un’inutile autodifesa del sistema politico. Cominciano a venir fuori anche voci diverse, ma sono voci flebili in un partito che non ha avuto in questi anni una dialettica politica esplicita e aperta. O questa vicenda milanese diventa anche per il PSI un’occasione per fare uno scatto in avanti, per liberarsi della zavorra e introdurre elementi di cambiamento – e allora anche le prospettive unitarie della sinistra possono essere incoraggiate – oppure, se la risposta è difensiva, non si va da nessuna parte se non a un ulteriore scadimento del prestigio del PSI e dei partiti in generale.»

 

RS: Rimane in secondo piano il coinvolgimento delle imprese, che sembra vogliano recitare solo la parte delle vittime, eppure con le loro associazioni sono un pezzo importante della società civile.

Terzi: «Non è accettabile la semplificazione di chi divide in modo netto una parte sana, la società civile, e una corrotta, la società politica. Purtroppo in questo affare ce n’è per tutti. Siamo di fronte a un intreccio che mette in evidenza un ruolo anche rilevante dell’apparato produttivo ed economico. Questo è il dato della situazione: non c’è solo la crisi del sistema politico, l’inquinamento interviene più in profondità nel corpo sociale. Certo, abbiamo avuto un silenzio molto imbarazzato da parte dell’Assolombarda e dell’associazione dei costruttori e questo non è accettabile, gli imprenditori devono assumersi la loro parte di responsabilità. Nella nuova fase che si deve aprire anche loro devono dare garanzie di rinnovamento.»

 

RS: Tutti invocano la riforma elettorale, ma quanto accade a Milano, e certamente non solo a Milano, non richiede una riforma che investa la società civile?

Terzi: La riforma elettorale con il passaggio, per esempio, al sistema uninominale può essere un contributo importante. Altrettanto importante è una riforma che preveda una distinzione netta tra responsabilità politiche, amministrative e di gestione. Ma soprattutto è necessaria una mobilitazione delle diverse forze della società civile, purché la stessa società civile non si senta pregiudizialmente non coinvolta. Come sindacato dobbiamo far partire una mobilitazione in questo senso nel mondo del lavoro per far in modo che abbia un peso in questa vicenda milanese e si metta alla testa di chi richiede trasparenza e pulizia.»

 

RS: Quello che emerge a Milano in queste settimane ha le sue radici negli anni ottanta. C’è un rapporto con la sconfitta subita dai lavoratori e dal sindacato all’inizio di quel decennio?

Terzi: Certamente. Il modello che oggi vediamo entrare in crisi nasce da un processo sociale che si è sviluppato negli anni ottanta quando hanno cominciato a prevalere le politiche neoliberiste, l’attacco al movimento operaio ma anche un processo economico di deindustrializzazione, di finanziarizzazione dell’economia. Si è affermata da allora un’idea della modernità come una sorta di privilegio degli interessi speculativi. È questo un tema finora poco affrontato che richiama il problema del tipo di sviluppo che ha prevalso a Milano. L’inchiesta giudiziaria rivela un inquinamento che nasce da un modello di sviluppo distorto.»


Numero progressivo: B14
Busta: 2
Estremi cronologici: 1992, 18 maggio
Autore: Renato D’Agostini
Descrizione fisica: Pagine rivista
Tipo: Interviste/Dibattiti
Serie: Scritti Sindacali - CGIL -
Pubblicazione: “Nuova Rassegna Sindacale”, n. 19, 18 maggio 1992, pp. 9-10