I LAVORI DEL CC E DELLA CCC

Intervento di Riccardo Terzi sull’analisi del voto nelle elezioni politiche del 1979

Il pericolo maggiore nell’analisi del voto è quello di un giustificazionismo difensivo – ha detto il compagno Terzi – secondo il quale abbiamo pagato dei prezzi inevitabili. È necessario dunque avviare una riflessione che affronti le questioni di linea politica, senza tacciare chi lo fa di mentalità socialdemocratica, e prendere in considerazione anche ipotesi di correzione e di svolgimenti nuovi.

La nostra flessione è stata generale e diffusa, coinvolge tutto il nostro elettorato e appare quindi determinata da motivazioni politiche profonde e complessive. Una ricerca anche puntigliosa degli errori compiuti è certamente utile, ma essa è monca e insufficiente se rimane al dettaglio e al particolare. È una verità parziale quella secondo la quale ha pesato in maniera decisiva la controffensiva organizzata contro di noi: si tratta di comprendere su quali terreni e per quali ragioni politiche l’attacco contro di noi ha potuto strappare dei risultati.

La motivazione politica essenziale mi pare riconducibile al fatto che si è via via determinato un logoramento crescente della politica di unità democratica; un logoramento nei fatti dovuto all’involuzione della DC e da noi stessi denunciato nel momento in cui abbiamo deciso di uscire dalla maggioranza. Questo ha costituito una difficoltà oggettiva, reale. La nostra riproposizione dell’obiettivo di un governo di unità nazionale non poteva che apparire debole, scarsamente credibile, dato che le condizioni politiche per poterlo realizzare apparivano quanto mai remote e inattuali.

Era possibile evitare questa difficoltà? In generale no, ma sarebbe stato preferibile non fare della questione del governo il tema centrale: la parola d’ordine della nostra partecipazione al governo non aveva una presa esterna, non era in grado di spostare settori di opinione pubblica e di creare consensi.

Al di là di qualche errore e tortuosità, ritengo giusta la linea generale che abbiamo seguito: il problema che si deve affrontare con impegno è quello del come si può configurare, nelle condizioni attuali, la politica di solidarietà democratica. Dobbiamo distinguere con nettezza da un lato la necessità di mantenere tra le grandi forze democratiche un quadro di solidarietà, e dall’altro la questione del governo e della sua composizione, a livello nazionale e nelle singole realtà. Il non aver compiuto con chiarezza questa distinzione ha ingenerato l’equivoco del “regime” ed ha portato alla conseguenza di offuscare il carattere del partito come forza alternativa (ciò che è stato determinante soprattutto nel voto dei giovani).

È necessaria una rettifica di linea, un elemento chiaro di innovazione; e il terreno sul quale lavorare è quello della costruzione di un nuovo tessuto unitario della sinistra, condizione essenziale per ridare slancio all’iniziativa politica del partito e condizione perché la stessa politica della unità democratica possa fare passi avanti.

L’obiettivo di una nuova aggregazione della sinistra è la risposta pertinente ai risultati elettorali i quali segnalano appunto uno sbandamento della sinistra e la necessità urgente di fissare alcuni punti di impegno unitario. C’è ancora troppa sordità all’esigenza di un rapporto realistico col PSI che non metta in primo piano solo i pericoli di destabilizzazione e di irresponsabilità contenuti in alcune posizioni del suo gruppo dirigente.

Nella prospettiva delle elezioni dell’80 dobbiamo lavorare convinti della funzione di governo della sinistra e della possibilità di allargare ulteriormente l’arco delle nostre convergenze verso i partiti intermedi, verso gli stessi radicali. E, nello stesso tempo, dobbiamo rimettere bene in luce gli obiettivi della trasformazione, collegandoci meglio di quanto abbiamo sin qui fatto alla nuova tematica della libertà soggettiva, dello sviluppo dell’individualità (sotto entrambi questi profili, ad esempio, appare inadeguata l’idea-forza dell’austerità, cosi come l’abbiamo proposta, provocando uno scarto tra il linguaggio del partito e la coscienza che ha di sé una società moderna ed evoluta).

Il rapporto con le nuove generazioni richiede una grande capacità di proposta politica e di “innovazione culturale”: proprio perché i giovani – delusi dall’estrema politicizzazione e dai miti movimentisti e democraticisti del ‘68 – si pongono il problema generale della “condizione umana”. è a questo livello e su questo terreno che dobbiamo realizzare il dialogo.

Il passaggio all’opposizione è necessario ma non risolutivo: l’opposizione non è una linea politica. Occorre nell’immediato non restare isolati, ma sviluppare l’iniziativa sui programmi e sui possibili punti di impegno unitario della sinistra. Nel più lungo periodo occorre far maturare le condizioni di un’alternativa politica generale: solo così il partito non sarà respinto indietro, ma realmente consapevole del suo ruolo di governo.


Numero progressivo: F18
Busta: 6
Estremi cronologici: 1979, 5 luglio
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano e fax
Tipo: Relazioni
Serie: Scritti Politici - PCI -
Note: Faxato da Istituto Gramsci il 31 marzo 2011
Pubblicazione: “L’Unità”, 5 luglio 1979