[CGIL PIEMONTE VERSO IL XII CONGRESSO]

Intervento di Riccardo Terzi – Segretario generale della Cgil Lombardia
Sintesi redatta dal curatore

Esistono due differenti letture della crisi dei sindacato. L’una, che si può chiamare soggettivistica, la interpreta come risultato di un processo politico di omologazione del sindacato ai valori dominanti. In tale chiave la democrazia viene vista come l’ultima carta per il riscatto, per un sindacato che non sia risucchiato sistema. L’unità quindi si ammanta di rischi, è guardata con sospetto in attesa di una ripresa del movimento che rimetta ciascuno al suo posto.

Una differente analisi fa risalire la crisi del sindacato ad un imponente processo materiale di modificazioni delle condizioni economiche e sociali in Italia che ha determinato una nuova gerarchia di poteri. Questa lettura “strutturale” si ritrova nella relazione di Persio e io la condivido. Esistono problemi reali, che possiamo risolvere soltanto affrontando consapevolmente anche i nostri ritardi, con uno sforzo cosciente dei gruppi dirigenti per comprendere il significato delle trasformazioni intervenute negli anni ottanta ed elaborare un programma per recuperare da un lato la rappresentanza di un mondo del lavoro profondamente mutato, dall’altro per rientrare con pieno protagonismo nelle sedi decisionali.

La ricerca sul programma, compreso il taglio del nostro Congresso, dovrà puntare all’unità. Sono cadute divisioni e barriere, l’unità diviene un obiettivo di oggi. Questo significa che l’accordo sulle regole della rappresentanza e quello sul progetto politico debbono essere colti nel loro intreccio.

II tema centrale del futuro sarà la democrazia economica, quale sistema di regole a fronte del nuovo ruolo delle imprese. Per affrontarlo dobbiamo stabilire chiare condizioni di partenza. Dovremo dotarci di regole chiare di democrazia sindacale, fondate sul diritto dei lavoratori a libere elezioni delle loro rappresentanze cui conferire mandato contrattuale. Nelle imprese andrà sviluppata una forte rete di democrazia rappresentativa, dovrà evolvere il sistema di relazioni industriali con il pieno riconoscimento del ruolo sindacale e andranno allargati spazi di contrattazione decentrata.

Non vanno lasciati cadere esperimenti innovativi come il protocollo IRI. La contrattazione decentrata è per noi confronto preventivo sull’insieme delle scelte strategiche d’impresa. Queste cose andranno conquistate con la lotta politica poiché la Confindustria esprime netta contrarietà e a relegare il sindacato un ruolo regolatore subordinato, mantenendo il dogma del comando unico.

Non è questione di ingegneria istituzionale. È attraverso un processo reale di allargamento delle possibilità di contorno e di partecipazione da parte dei lavoratori sulle proprie condizioni di lavoro e di vita che si apre la via per codificare regole più avanzate nelle relazioni industriali.

L’esigenza del consenso, puntando a conseguire la qualità, si pone anche per le imprese. Si aprono possibilità di sperimentazione. Nulla è scontato e andrà garantita l’autonomia culturale del sindacato. Un’autonomia che avrà al centro la soggettività del lavoro, consentendo così una propria capacità di lettura, di conoscenza e quindi di intervento concreto sui processi di trasformazione economica dell’impresa e della società.

Gli anni ottanta, con la modernizzazione hanno causato una frammentazione corporativa dei corpo sociale, con effetti vasti e guasti diffusi.

Da lombardo, ne colgo le conseguenze politiche nel successo delle leghe. Sbaglieremmo a considerarlo folclore locale o fenomeno destinato ad un rapido rientro. C’è dietro un mutamento strutturale della società, una crisi dei rapporti di comunicazione tra società e politica che investe le forme tradizionali di quest’ultima e tocca anche noi, attaccando il sindacato come soggetto generale e politico.

Esistono spinte ad aggregazioni diverse, fino alla somma di interessi parziali e corporativi. In tali condizioni la CGIL non può disinteressarsi della riforma istituzionale. Il problema di un diverso funzionamento delle istituzioni, che superi la frattura tra società e politica, è anche nostro.

Non possiamo rimanere alla finestra, ma dobbiamo assumere principalmente la questione del regionalismo e dei poteri decentrati, come quella della riforma della pubblica amministrazione, che investono a fondo politiche e prospettive del sindacato.


Numero progressivo: A22
Busta: 1
Estremi cronologici: 1991
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagine rivista
Tipo: Relazioni
Serie: Scritti Sindacali - CGIL -
Pubblicazione: ?, 1991