È POSSIBILE COSTRUIRE UNA NUOVA MAGGIORANZA
di Riccardo Terzi, senza firma
I partiti del centro-sinistra cercano di fronteggiare la forza crescente dell’opposizione comunista dicendo che i comunisti sono isolati; che non hanno prospettive, che il centro-sinistra è l’unica maggioranza possibile. Noi dimostriamo, sulla base dei fatti, la falsità di queste argomentazioni. Intorno alla politica del PCI già si sta organizzando uno schieramento unitario, nel quale confluiscono, con la loro originalità ed autonomia, forze politiche diverse.
L’accordo PCI-PSIUP
Dopo un lungo travaglio, causato dalla manovre scissionistiche della socialdemocrazia comunisti e socialisti si ritrovano insieme in una comune battaglia politica. Dice il testo dell’accordo tra i due partiti: «Nell’attuale momento il PCI e il PSIUP avvertono l’esigenza di agire di comune intesa e di favorire una più vasta aziona unitaria, aperta a tutte le forze di sinistra operaie e democratiche, laiche e cattoliche, per dare al Paese una nuova direzione politica.
«Si tratta di rovesciare le tendenze a le scelte su cui si basa il centro sinistra; di operare perché venga sconfitta ogni politica di divisione a sinistra, di persistente esclusione della classe operaia e cioè della forza essenziale per lo sviluppo della democrazia, dalla direzione della vita pubblica. Si tratta di operare perché si affermi una politica di unità a sinistra». In questa intesa fra i due partiti della sinistra italiana rivive la migliore tradizione delle lotte unitarie del passato, e questo accordo è la prova della possibilità di percorrere vie diverse da quella del centro sinistra.
L’appello di Parri
Nella situazione nuova, determinata dall’accordo PCI-PSIUP, altre forze hanno sentita l’urgenza di muoversi, di dare battaglia contro il regime del centro sinistra. Così è stato per Ferruccio Parri, uno dei più prestigiosi esponenti della Resistenza. Nel suo appello egli afferma che bisogna opporre al centro sinistra «l’alternativa di un’opposizione di sinistra che con la sua lotta apra la strada di una progressiva avanzata socialista, di una progressiva ascensione popolare. Suo obiettivo non è la maggior partecipazione delle classi popolari al potere al modo dei riformisti, ma una democrazia integrale governata ed amministrata a tutti i livelli dal popolo che ne è il nerbo.»
Questa prospettiva è la coerente continuazione della lotta di Resistenza, nella quale era presente, non solo la rabbia antifascista ma anche l’idea di una società libera e giusta, sgombrata una volta per tutte da ogni prepotenza e da ogni privilegio.
Il centro sinistra, che si vanta di avere difeso la democrazia italiana, è stato in realtà una strumento per tenere in vita il sistema dello sfruttamento, per rendere più faticosa la lotta del lavoratori per la loro emancipazione sociale.
La Resistenza, che ha visto i comunisti come forza decisiva e d’avanguardia, ha il suo logico sviluppo nella lotta di oggi dei comunisti e dei socialisti uniti, che non può essere fermata dalla politica di divisione promossa dalla socialdemocrazia.
Il movimento dei socialisti autonomi
I socialdemocratici hanno cercato di far passare come politica di unità l’unificazione PSI-PSDI. Nella realtà l’unificazione socialdemocratica è stata un motivo per rendere più grave la crisi all’interno del vecchio Partito socialista.
Dopo la scissione del PSIUP, avvenuta nel ‘64, altre forze socialiste hanno deciso di non seguire la direzione di destra del PSI nella sua politica socialdemocratica. Queste forze, che si sono organizzate nel movimento dei socialisti autonomi, sano ora impegnate nella battaglia elettorale, al fianco dei comunisti.
Questo dimostra che la politica della divisione può avere solo dei successi momentanei, parziali; superate le incertezze, le forze della sinistra si organizzano, si ritrovano unite, portano avanti l’elaborazione di una politica unitaria.
Anche il cattolici si collocano a sinistra
L’esigenza di una nuova unità dei lavoratori investe anche il mondo cattolico, che per un così lungo periodo di tempo è rimasto sostanzialmente legato alla politica democristiana. Il dissenso cattolico è la presa di coscienza della strumentalizzazione politica cui è stato finora soggetto il sentimento religioso. E questo dissenso si allarga, si diffonde su scala sempre più ampia.
Gian Mario Albani, segretario regionale delle ACLI, aderisce alla lista della sinistra unita, e questa decisione non è un gesto personale, ma il frutto di un lungo processo di maturazione che ha interessato l’organizzazione dei lavoratori cristiani.
Le reazioni rabbiose della DC e della stampa padronale non sono riuscite a togliere alla presenza di Albani nella lista di sinistra il valore che essa ha di indicazione di una prospettiva nuova nella quale possono riconoscersi tutte le forze cattoliche progressive.
La scelta di Albani è oggi condivisa da molte organizzazioni acliste, dai cattolici di avanguardia, dalla riviste cattoliche di sinistra.
Il feudo democristiano, che aveva fatto della religione il fondamento del suo potere, non regge più. La DC non rappresenta le esigenze profonde dalle forze cattoliche italiane; ma rappresenta soltanto gli interessi della borghesia e di tutte le classi privilegiate.
Il centro-sinistra voleva essere, nelle intenzioni dichiarate dai suoi sostenitori, il luogo di incontro del movimento operaio con il mondo cattolico.
In realtà questo incontro avviene al di fuori del centro-sinistra, si realizza per la spinta della politica unitaria del comunisti. Cattolici e marxisti si incontrano per dire di no alla politica del centro-sinistra.
Funzione insostituibile dei PCI
Tutto questo processo è andato avanti perché c’è stata l’iniziativa dei comunisti, perché i comunisti non si sono piegati di fronte alle provocazioni della destra socialdemocratica, ma hanno continuato a lavorare per l’unità del movimento operaio portando innanzi l’approfondimento dei problemi della via italiana al socialismo.
Il PSU ha cacciato i lavoratori socialisti in un vicolo cieco, senza prospettive, ha predicato la politica della rassegnazione e della rinuncia.
Il PCI ha reso possibile, con la sua azione, una nuova prospettiva unitaria, e si presenta in questa campagna elettorale come la forza decisiva alla quale affidare il compito di dirigere la lotta dei lavoratori.
Nessun progresso è possibile senza i comunisti, è questa la conclusione alla quale giungono tutti quelli che vogliono capire la lezione dei fatti e vogliono essere dei militanti del movimento operaio.
Busta: 7
Estremi cronologici: 1968, 17 maggio
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Pagina quotidiano
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Politici - PCI -
Pubblicazione: “Nuova Sesto”, 17 maggio 1968