GLI ANZIANI E LA POLITICA

di Riccardo Terzi – Segretario nazionale dello SPI CGIL

Gli anziani e la politica: è un tema complesso e assai poco studiato. Ma in una società in cui aumenta progressivamente la popolazione anziana, è evidente che non si può interpretare la vita politica senza capire che cosa accade in questa parte della popolazione. La politica se ne è finora sostanzialmente disinteressata, limitandosi a qualche slogan o promessa elettorale. Resta un tema periferico, affrontato solo nei suoi aspetti assistenziali (qualcosa per le pensioni minime, qualcosa per i non autosufficienti) che non è mai veramente entrato nell’agenda politica del paese, a destra come a sinistra.

L’anziano diviene così l’oggetto di una retorica, di cui si parla solo al passato, per il contributo che ha dato alla storia di questo paese, nelle battaglie del lavoro o nella difesa delle radici cristiane, nel cambiamento o nella conservazione. Ma della sua attuale condizione di vita non c’è nessuno che se ne occupi seriamente. C’è solo il sindacato; e il suo straordinario successo organizzativo dimostra come l’invecchiamento rappresenti un grande tema sociale, in attesa di risposte.

Per questo, lo SPI-CGIL ha organizzato un incontro con alcuni studiosi dei flussi elettorali, di cui diamo qui una prima sommaria informazione, anche se pensiamo che sia necessario un lavoro più sistematico, con una grande inchiesta sociale; che abbia l’obiettivo di riportare il tema dell’invecchiamento al centro del dibattito sul futuro della società italiana.

Nel paese si confrontano e si scontrano, ormai da oltre un decennio, due blocchi politici che sono pressoché equivalenti nel loro peso numerico, e in tutte le ultime tornate elettorali la vittoria dell’uno o dell’altro blocco è l’effetto non di grandi spostamenti elettorali, che non si sono verificati, ma di alcune variabili secondarie (le alleanze, l’incidenza dell’astensionismo, il sistema elettorale).

Con le ultime elezioni politiche il processo di bipolarizzazione del sistema ha raggiunto il suo apice, sia perché fuori dai due blocchi non c’è ormai praticamente nulla, sia per il grado molto elevato di partecipazione attiva al voto, con un calo netto delle schede bianche e nulle. Di qui “immagine di un paese spaccato a metà.

Si può discutere se si tratti di una vera lacerazione che investe anche la sfera dei valori, e soprattutto si può discutere quanto sia utile e ragionevole concepire il nostro bipolarismo in termini “militarizzati e fondamentalisti”, per cui non c’è più nessuno spazio possibile per un confronto e per una mediazione. Io continuo a pensare che smilitarizzare il pensiero sia una necessaria opera di saggezza. Nello stesso tempo, occorre vedere bene dove stanno le differenze, vedere lungo quali discrimini si sono costruiti i due blocchi politici. Ed è all’interno di questa analisi che si possono cogliere le variabili specifiche che riguardano gli orientamenti politici della popolazione anziana. La polarizzazione politica tra i due schieramenti può essere vista sotto tre diversi profili: territoriale, sociale, culturale.

Dal punto di vista territoriale, c’è una dinamica Nord-Sud, ma c’è anche una dinamica dentro il Nord e dentro il Sud, e questa seconda dinamica meno appariscente, smentisce la tesi che il centro-destra sia rappresentativo della parte più evoluta del paese, perché la sua forza è nelle periferie, nei piccoli centri, e la sua debolezza nelle grandi città.

Anche nelle regioni del Nord, dove ha una forte base di consenso, la destra può essere interpretata come la risposta difensiva di chi ha paura del nuovo, di chi resta attardato dentro vecchie identità tradizionali e non si sa misurare con la nuova dimensione globale che caratterizza sempre più tutti gli aspetti della nostra vita. Ciò è del tutto evidente nel caso della Lega Nord, che rappresenta lo spaesamento e il tentativo di tenere in vita una identità tradizionale spesso solo immaginata e idealizzata.

Più in generale, si può dire che la destra ha fatto leva sulle paure, sui risentimenti, sugli egoismi, sulla psicologia di chi si sente accerchiato da un mondo ostile: globalizzazione, immigrazione, multiculturalismo, cambiamenti degli stili di vita e del costume.

Ma sbaglieremmo a guardare in modo irridente a questo fenomeno, perché si tratta di un nodo reale, si tratta cioè di ricostruire un tessuto comunitario e di rielaborare una identità culturale. Soprattutto si tratta di offrire alle persone gli strumenti conoscitivi per potersi orientare nel mondo che cambia.

È evidente che questo tema riguarda molto da vicino le persone anziane, più esposte al rischio di trovarsi del tutto disorientate nel nuovo mondo globalizzato, e più sensibili quindi ad un messaggio di conservazione, per difendere la nostra identità nazionale contro il “diverso” che la minaccia.

Ecco allora alcuni temi politicamente “sensibili”: immigrazione e criminalità, radici cristiane e rapporto con l’islam, difesa della famiglia tradizionale. In tutti questi casi è in gioco la “sicurezza”, e scatta un meccanismo di immunizzazione, per mettersi al riparo da ciò che è vissuto come estraneo ed ostile. Questo atteggiamento difensivo si estende al rapporto con lo Stato, e soprattutto con il fisco; e qui le ragioni culturali cedono il passo alle più concrete ragioni della convenienza economica.

In questa dialettica tra centro e periferia – centro che è aperto alle relazioni globali e periferia che si chiude in se stessa – gli anziani sono una periferia, perché è periferica, marginale, la loro condizione di vita. Ma a queste periferie occorre dare delle risposte. Se la politica non riesce ad accompagnare questi processi, presentandosi solo come autorità, le periferie diventano il luogo dell’anti-politica e il terreno di coltura del populismo.

In secondo luogo, va considerata la dinamica tra i due blocchi politici dal punto di vista della composizione sociale. Qui c’è una importante novità nel voto del 2006, perché si registra in modo abbastanza netto una polarizzazione tra lavoro autonomo, orientato a destra, e lavoro dipendente, orientato a sinistra. È soprattutto nel lavoro operaio il più forte spostamento elettorale a vantaggio del centro sinistra, ma anche tra i pensionati il vantaggio della destra si riduce sensibilmente.

I due blocchi politici restano quindi equivalenti nella loro forza complessiva, ma sono profondamente cambiati nella loro composizione sociale. Questo è sicuramente il portato del duro scontro sociale e sindacale che si è sviluppato negli scorsi anni, e quindi non è possibile ignorare il peso anche politico che hanno avuto l’iniziativa e la mobilitazione delle organizzazioni sindacali.

Tra gli iscritti al sindacato, il centro sinistra ha un netto vantaggio, 57% contro il 28% (70% contro il 16% per gli iscritti alla CGIL). Anche tra i pensionati, secondo uno studio di Roberto Biorcio, c’è uno spostamento, dal 2001 al 2006, di circa 8 punti percentuali. Non è quindi affatto vero che gli anziani rappresentino un elettorato stabilizzato. Ma occorrerebbe capire meglio le ragioni di questo spostamento elettorale, dove e perché è avvenuto, per quali tipologie sociali, se è un effetto di trascinamento dal lavoro dipendente (il voto degli ex operai) o se c’è una motivazione autonoma che riguarda la condizione sociale ed economica dei pensionati, e se ha avuto una qualche incidenza la battaglia sindacale per la difesa del potere d’acquisto delle pensioni.

Infine, c’è una frattura di ordine culturale, che riguarda quello che può essere definito il capitale sociale, ovvero il complesso di informazioni, di conoscenze, di relazioni. C’è un rapporto abbastanza stretto tra capitale sociale e orientamento politico. Prendiamo ad esempio due dati significativi: il risultato più favorevole per la sinistra è nella categoria degli insegnanti e in quella degli studenti, mentre tra i punti di forza della destra c’è, accanto al lavoro autonomo, la categoria delle casalinghe, che rappresenta la situazione più povera dal punto di vista delle relazioni sociali. Ciò conferma quanto abbiamo detto nel discorso sulle periferie.

A destra si coagula un blocco di interessi economici (imprenditori, lavoro autonomo) e quel vasto segmento sociale che sta ai margini della politica e che ha come unico strumento di informazione la televisione, senza capacità critica per selezionare i messaggi, spesso distorti e devianti.

In questo, la destra ha anche una sua fisionomia popolare, di massa, perché intercetta un mondo che ha con la politica un rapporto superficiale e che può essere facilmente manipolato con qualche tecnica pubblicitaria. Ancora, il discorso torna agli anziani, che si trovano spesso in questa condizione.

Il grande tema politico, in una società che invecchia, è quello di garantire agli anziani una cittadinanza piena, ricca di relazioni, riconoscendo pienamente il loro ruolo nell’insieme della vita sociale. È su questo tema che insiste da tempo lo SPI, per un “invecchiamento attivo”, che non può essere lasciato solo all’iniziativa sindacale, ma deve essere assunto dalla politica.



Numero progressivo: D24
Busta: 4
Estremi cronologici: 2006
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Stampa da file PC
Tipo: Relazioni
Serie: Scritti Sindacali - SPI -
Note: Bozza
Pubblicazione: “Rassegna sindacale” n. 2, gennaio 2007. Ripubblicato in “Riccardo Terzi. Sindacalista per ambizione”, pp. 39-44