[VERSO LE ELEZIONI POLITICHE DEL 2006]

Scritto di Riccardo Terzi decontestualizzato

A nessuno può sfuggire il grande significato che avranno le prossime elezioni politiche del 9 e 10 aprile, dalle quali dipende il ruolo futuro dell’Italia in Europa e nel mondo, e il progetto politico che si intende perseguire nei prossimi anni. Non possiamo disinteressarcene, o assumere un atteggiamento distaccato e un po’ pilatesco, come se il risultato fosse per noi indifferente, accettando la tesi qualunquistica che in fondo sono tutti uguali.

Noi siamo un sindacato, e siamo gelosi della nostra autonomia. Autonomia vuol dire che abbiamo un nostro progetto, abbiamo i nostri obbiettivi, e non intendiamo delegare a nessuno la rappresentanza degli interessi sociali, dei lavoratori e dei pensionati, che costituiscono la nostra ragion d’essere, la nostra funzione specifica come grande organizzazione sindacale. Su questo abbiamo svolto il nostro congresso, indicando un insieme di proposte per “riprogettare” il paese, per farlo uscire dall’attuale situazione di declino e di stagnazione, per aggredire le crescenti ingiustizie e disuguaglianze, per riaprire una prospettiva di progresso civile per tutti, a partire dalle fasce sociali più deboli, da quelli che in questi anni sono stati spinti verso un destino di precarietà e di marginalità.

Ma nella vita di una collettività tutto dipende dalle scelte politiche, dagli indirizzi di governo. Non c’è un destino. Se oggi la nostra condizione è peggiorata, se i lavoratori e i pensionati hanno perso posizioni, se i giovani hanno un futuro sempre più incerto, ciò è solo la conseguenza di scelte politiche, che devono essere contrastate e rovesciate. Possiamo ora, a fine legislatura, fare un bilancio di quello che è successo in questi anni. E il bilancio è per noi assolutamente negativo. Nessuna delle nostre richieste e rivendicazioni è stata presa in considerazione, nonostante la grande mobilitazione unitaria del sindacato. Il governo ha operato nella direzione contraria, cercando il consenso degli evasori e degli speculatori, e penalizzando il lavoro dipendente e i redditi da pensione.

E soprattutto non c’è stato nessun confronto, nessun rapporto con il sindacato. Il metodo della “concertazione” con le parti sociali, che era stato praticato dai governi precedenti, è stato completamente abbandonato. Il governo ha semplicemente deciso che del sindacato si può fare a meno. Questo è davvero il nodo cruciale, perché qui entra in gioco la stessa concezione della democrazia. Noi possiamo capire che nell’azione di governo si deve tener conto di una pluralità assai complessa di esigenze, e sappiamo quindi che su ciascuna delle nostre richieste ci dovrà essere un confronto non facile, che di volta in volta si dovranno trovare anche dei compromessi. Tutto questo fa parte del gioco democratico, nel quale agiscono diversi attori, diversi soggetti sociali e politici. Ma tutto lo scenario cambia completamente se il governo rifiuta il confronto e agisce con un atteggiamento di arroganza, pensando di non dover rendere conto a nessuno.

Che sia questa la linea del centro-destra è confermato anche dal suo progetto di riforma costituzionale, che assegna al capo del governo poteri assoluti, svuotando le prerogative del Parlamento e dello stesso Presidente della repubblica.

Per questo, noi siamo oggi in una situazione di vera emergenza, sia sotto il profilo sociale, sia dal punto di vista della qualità della democrazia. Se non interviene una svolta, ci troviamo tutti ad essere senza voce e senza diritti, in balia di un potere politico sempre più dispotico, che sostituisce al metodo del dialogo l’imposizione della forza. Per queste ragioni, le prossime elezioni politiche saranno un momento decisivo, per il futuro del paese e per il destino della nostra democrazia.

Al congresso nazionale della CGIL abbiamo ascoltato un importante intervento di Romano Prodi, che non ha fatto promesse demagogiche, ma ha riconosciuto con nettezza il ruolo autonomo del sindacato, impegnandosi a realizzare un serio confronto, a ricercare insieme le soluzioni politiche ed economiche per rilanciare lo sviluppo e per garantire le condizioni di una più forte coesione sociale. E la CGIL ha confermato la sua autonomia, dicendo che verificheremo, passo dopo passo, la coerenza tra le dichiarazioni e l’azione concreta di governo, senza fare sconti, senza firmare cambiali in bianco. Ma si è aperto uno spiraglio importante, un rapporto di reciproca attenzione e di impegno ad instaurare una relazione forte e autentica, nella quale ciascuno fa valere le sue ragioni e ricerca i possibili punti di incontro. Di questo abbiamo bisogno, di un nuovo clima politico, nel quale il sindacato sia riconosciuto come un interlocutore, come una forza di cui occorre tenere conto. Per questo non siamo neutrali. E invitiamo tutti i nostri iscritti a impegnarsi nella campagna elettorale, perché si determini quella svolta politica e democratica che è necessaria per il paese.



Numero progressivo: E30
Busta: 5
Estremi cronologici: [2006]
Autore: Riccardo Terzi
Descrizione fisica: Stampa da file PC
Tipo: Scritti
Serie: Scritti Sindacali - SPI -